LA GONDOLA
Tremezzo (Lago di Como)
Si tratta di una cosidetta Gondola Lariana. Lo scafo della gondola ha lunghezza pari a 19,60m con luce netta di carico di 15,80m, lo specchio coperto di poppa misura 1,70m mentre la coperta di prua è di 2,10m, larghezza massima di 5,20m, le murate hanno altezza pari a 1,80m, l'imponente timone "guernác" misura complessivamente 2.90m di cui 1,10m. L'origine del termine "gondola" è arcaico e da sempre riferito a una tipologia di imbarcazione veloce e agevole. Etimologicamente richiama il termine medioevale greco Kondôura, che a sua volta è derivato dal vocabolo Kòntouros che significa per l'appunto "a coda torta". La nautica lariana è nata come diretta conseguenza delle caratteristiche ambientali e morfologiche del lago. L'immersione sulla gondola di Tremezzo e' ,nel complesso, semplice se non fosse che la visibilita' di questo tratto di lago e' spesso scarsa, rendendo complicato ritrovare il relitto e goderne appieno fisionomia e strutture. Si parte dalla piccola spiaggetta posta di fronte alla chiesa di San Lorenzo in localita' Tremezzo. Siamo in una zona portuale, a pochi metri da un moletto di attracco per piccoli natanti. LA STORIA
Il relitto era conosciuto dagli anziani del ramo del Lago di Como che per motivi di pesca o trasporto avevano ben identificato la posizione della gondola. I pescatori ricordavano già dai premi decenni del secolo scorso la presenza dello scafo sul fondale di riva San Lorenzo, non identificandolo esattamente come gondola o comballo ma come imbarcazione carica di sacchi. Solo nel 1980 un team di sub si immerse per identificare il relitto probabilmente affondato alla fine del 1800 o agli inizi del 1900.L'IMMERSIONE
L'immersione in queste aree e' interdetta e quindi occorre prestare attenzione e buonsenso. Se si desidera effettuare questa immersione occorre scegliere il periodo invernale, quando la navigazione e' ridotta e peraltro la visibilita' migliora.
Arrivati sul posto occorre comunque valutare se vi siano le condizioni per potersi immergere senza rischiare pesanti sanzioni.
Scesi in acqua si procede lungo il pendio del fondale seguendo le catenarie e i corpi morti del molo di ormeggio. Arrivati all'ultimo corpo in cemento si procede verso il largo spostandosi di 30 gradi verso sinistra e a circa 20 metri di profondita' si arriva al relitto.
Tutto questo e' molto semplice con visibilita' buona, al lago di Como ottima non la troveremo mai, mentre le cose si complicano non poco in assenza di visibilita'.
Ci troviamo davanti a un possente timone, dalla forma caratteristica, che si innalza verso la superficie. Noteremo la maestria dei maestri d'ascia nel costruire queste splendide imbarcazioni, con le giunture a secco che univano gli archi con l'ossatura portante. Grazie alla tecnica di impermeabilizzazione che utilizzava la pece a strati ancora oggi, a oltre un secolo dall'affondamento, la barca e' in ottime condizioni generali. Pare che questo sia anche dovuto al tipo di legname utilizzato, probabilmente castano, che ha la caratteristica, se tenuto immerso in acqua, di compattarsi e indurirsi e non, come per altri tipi di legname, di sfaldarsi.
Proseguendo l'esplorazione verso la prua non potremo non notare una grossa quantita' di sacchi, ormai pietrificati. E' il carico del relitto, forse anche la causa dell'affondamento in quanto non e' da escludere che sia stato il suo spostamento a sbilanciare l'imbarcazione e a permettere all'acqua di invaderla e farla inabissare. Il contenuto di tali sacchi e' dubbio, forse farina o, piu' probabilmente, calce o gesso, come sembrerebbe confermare la solidificazione del materiale.
Due archi sono ancora al loro posto e attraversano trasversalmente il relitto, un terzo e' visibile ma non piu' in posizione. La prua ha una nervatura portante che confluisce in un tradizionale scafo a chiglia piatta. Sempre nella zona degli archi si trova l'albero, abbattuto sul lato di sinistra.
Come sempre faccio, anche per questo relitto mi alzo di qualche metro e plano su si esso per ammirarne la visione d'insieme. Resto stupefatto dalla maestria degli artigiani che con sapienza creavano, praticamente con il solo lavoro a mano, queste meravigliose imbarcazioni che per molti decenni hanno solcato le acque del lago tanto caro al Manzoni.
A chi, come me, e' affascinato da questo genere di relitti suggerisco, una visita al Museo della Barca Lariana, a pochi chilometi dal sito di immersione, dove sara' possibile tuffarsi nella storia della navigazione lacustre e raccogliere molte testimonianza anche inerenti il relitto qui descritto.