ORRIDO DI SANT'ANNA
Canobbio; Lago Maggiore
Sopra l'abitato di Canobbio, sulla sponda ovest del lago Maggiore, la val Canobbina si inerpica verso le prealpi. Qui, ai piedi della chiesetta di Sant'Anna, un comodo sentiero conduce all'omonimo orrido. L'immersione non e' particolarmente difficile e puo' essere considerata alla portata anche dei meno esperti, ma attenzione, siamo i un fiume, quindi luogo soggetto a bruschi cambiamenti di portata e di visibilita'. L'IMMERSIONE
E' superfluo dire che l'immersione va fatta solo dopo giorni di assenza di piogge e in condizioni meteo stabili. Altra annotazione riguarda la temperatura dell'acqua, molto bassa, che richiede una copertura adeguata, la muta stagna e' praticamente obbligatoria.
Il nostro tuffo comincia nel laghetto antistante l'orrido, di facile accesso consente di fare un rapido check dell'attrezzatura. In condizioni favorevoli la visibilita' e' buona e consente di valutare in anticipo gli ostacoli da superare. La corrente e' presente ma, sempre se le condizioni sono idonee all'immersione, non ostacola il percorso dei subacquei. Avvicinandosi all'imboccatura ecco comparire una formazione rocciosa che forma un muro, da sponda a sponda.
E' l'imboccatura da cui inizia l'immersione vera e propria. Superato agevolmente il muro inizia un percorso lungo alcune centinaia di metri nel canyon scavato dal torrente nella montagna. Non e' un percorso lineare ma a zig zag, con una larghezza di una quindicina di metri e una profondita' che non arriva a 14. L'ambiente e' molto suggestivo, quasi lunare. Sul fondo troviamo ciotoli abbastanza piccoli mentre le pareti sono levigate dall'azione incessante dell'acqua. Nel procedere ci si accorge che la corrente si fa man mano piu' forte, ci stiamo avvicinando alla cascata, punto finale del tragitto.
L'acqua qui e' molto ossigenata e sono frequenti gli incontri con esemplari di trote fario, Salmo trutta fario. Sono pesci indicatori di acqua pura, priva di contaminanti e la caratteristica distintiva sono i puntini rosso vivo presenti sulla livrea. Sul fondo alcuni grossi tronchi sradicati durante qualche piena e enormi monoliti. Uno strano movimento sotto uno di questi massi colpisce la mia attenzione, mi avvicino e illumino con la mia torcia. Nascosti nell'anfratto ci sono una decina di barbi, Barbus barbus, attaccati uno all'altro, in una sorta di letargo.
Il fascio di luce provoca il panico e i pesci iniziano a tentare una fuga disperata ma lo spazio e' angusto e rischiano di ferirsi gravemente. Ritraggo il faro e mi allontano, dispiaciuto e un po preoccupato che qualche pesce si faccia male. La corrente ora e' impetuosa, ovunque bolle d'aria impediscono di vedere oltre….la cascata e' sopra di me. E' arrivato il momento di tornare indietro, aiutato dalla corrente, ora a favore, quasi non pinnegio. Torno alla tana dei barbi, questa volta senza luce….la situazione si e' calmata. Non disturbo oltre e proseguo. Mi soffermo spesso a guardare verso la superficie per ammirare i giochi di luce creati dal sole e dalla vegetazione, qualche scatto e proseguo.
Sopra di me si vede il ponticello che avevo percorso, al mio arrivo, per vedere dall'alto l'ambiente che avrei poi visitato.
La luce aumenta, sono ormai arrivato all'imboccatura, sono passati 60 minuti dal mio ingresso, posso dirmi soddisfatto anche perche' il freddo, nonostante l'attrezzatura adeguata, inizia a farsi sentire.