OUED TIFLET
Loano (SV)
Era una nave francese appartenente al Ministero dei Trasporti, requisita poi dalla Germania durante l'occupazione Nazista nel dicembre del '42. Il 14 gennaio 1943, mentre navigava al largo di Loano, venne silurata dal sottomarino inglese P 212-HMS SAHIB agli ordini dell’ LT. J.H. Bromage. La nave, colpita in pieno nella zona retrostante la prua, colò a picco in pochi minuti. I superstiti vennero salvati da due scialuppe degli abitanti della zona. Ecco un resoconto delle fasi dell’affondamento tratte dal logbook del sottomarino inglese: "ore 03.45 Procediamo in immersione lungo la costa nelle vicinanze dell’isola Gallinara. Alle ore 08.00 inizia una pioggia torrenziale e la visibilità in superficie è a volte sotto al miglio. Ore 12.4, stiamo navigando lungo la costa in direzione NE, la visibilità e’ leggermente migliorata ma la pioggia persiste. Viene avvistata una nave mercantile di medie dimensioni a una distanza di circa 3 miglia. La nostra posizione e’ di 20 gradi rispetto alla nave e supponevo che non avrebbe cambiato rotta. Invece il mercantile virava esattamente di 20 gradi verso la nostra posizione, costringendoci a prendere il largo in quanto la scarsa profondità non mi permetteva una manovra diversa. Una volta al largo il mercantile cambiava ancora rotta. A questo punto virammo per 110 gradi e alle 13.05 facemmo fuoco da una distanza di 750 metri con tre torpedos a una profondità di 2,4 metri. A 32 secondi dal primo lancio potemmo osservare l’impatto con la nave. 3 minuti più tardi il mercantile aveva già una inclinazione di 45 gradi e affondava nel giro di 10 minuti alle coordinate 44.08 N - 08.17,7E. La nave aveva una stazza di circa 3-5000 tonnellate,una ciminiera e 2 alberi, appariva parzialmente carica e navigava sotto la bandiera svastica tedesca. La maggior parte dell’equipaggio sembrava essersi salvato gettandosi in acqua e dopo circa 20 minuti due scialuppe recuperavano ancora i superstiti. Poiché la pioggia sul periscopio rendeva impossibile un’osservazione più dettagliata, decisi di virare verso il mare aperto. Il relitto della Tiffy, come viene chiamata comunemente, giace su un fondale sabbioso di 50 mt. La discesa lungo il pedagno svela se le condizioni di visibilita' sono piu' o meno buone. Infatti questo splendido relitto e' sovente avvolto da una coltre di limo finissimo che puo' rendere l'immersione davvero complicata. Arrivati sulla murata di sinistra scendiamo nella stiva completamente vuota, osservando le pareti interne del relitto in cerca di qualche esemplare di aragosta, Palinurus elephas, che fa capolino con le lunghe antenne. Uno squarcio consente di passare dalla prima stiva alla parte anteriore della nave. Ovunque un intricato intreccio di lamiere, reti e lenze rende pericolosa l'avanzata e richiede un assetto perfetto. Arriviamo quindi nella parte dello squarcio. La nave infatti non e' integra ma divisa in due tronconi, quello poppiero e della prima stiva e' in posizione di navigazione. La parte prodiera, staccata dal resto del relitto, si trova a poca distanza, appoggiata sulla murata di sinistra, completamente avvolta dalle reti. Possiamo circumnavigarla e anche penetravi all'interno, ma con massima attenzione perche' le reti e le lenze sono ovunque. Sorvoliamo la prua e torniamo verso la zona dello squarcio. Ci troviamo sulla murata di dritta, un boccaporto invita a dare una occhiata. Dentro grossi cavi arrotolati sono li da ormai alcuni lustri e li rimarranno per molto tempo….. Proseguiamo verso poppa, sorvolando la stiva che prima abbiamo percorso da dentro e ci appare finalmente la poppa. Panciuta, con un intricato gioco di lamiere verticali e orizzontali e una struttura che potrebbe essere un argano. Oltre la poppa scendiamo sul timone, panciuto e conficcato nella sabbia e l'elica. Per gli amanti della fotografia e' uno dei punti piu' belli. Si puo' immortalare i compagni in prossimita' di elica e timone o cogliere il gigante in controluce che si innalza verso la superficie. Risaliamo verticalmente e ritroviamo la cima del pedagno…. E' tempo di risalire e gia' si pensa a quando potremo tornare a visitarlo.LA STORIA
L'IMMERSIONE